Modulatori astrocitici per curare le malattie neurodegenerative

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXI – 24 febbraio 2024.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Malattie, danni cerebrali e invecchiamento possono indurre stati patologici reattivi degli astrociti, che contribuiscono ai processi neurodegenerativi. Per questa ragione la ricerca sta indagando le possibilità di modulazione degli astrociti reattivi come nuova strategia terapeutica, da impiegare potenzialmente nella maggior parte delle malattie neurodegenerative.

Negli ultimi due decenni, l’interesse per la componente non neuronica della neurodegenerazione è stato rivolto quasi esclusivamente alla microglia, ottenendo una notevole mole di dati e nozioni, in gran parte presentati da noi attraverso recensioni e commenti dei principali lavori sperimentali. Lo studio delle cellule astrogliali reattive è stato a lungo trascurato, e solo di recente si è ritornati ad apprezzare le potenzialità di una conoscenza analitica di cause, circostanze e modalità dell’astrogliosi reattiva, così come dei meccanismi della sua fisiologia e della sua modulazione.

Un approccio molto interessante, costituito dal tentativo di realizzare una piattaforma di screening fenotipico degli astrociti, è stato adottato da Benjiamin L. L. Clayton e colleghi di un nutrito gruppo coordinato da Paul J. Tesar.

Sfruttando la piattaforma di screening fenotipico delle cellule astrogliali che sono riusciti a realizzare, i ricercatori hanno potuto identificare degli efficaci soppressori della reattività patologica degli astrociti, che si offrono all’attenzione di ricercatori e clinici come potenziali nuovi farmaci contro la neurodegenerazione.

(Clayton B. L. L. et al., A phenotypic screening platform for identifying chemical modulators of astrocyte reactivity. Nature Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-024-01580-z, 2024).

La provenienza degli autori è la seguente: Institute for Glial Sciences, Department of Genetics and Genome Sciences, Case Western Reserve University School of Medicine, Cleveland, OH, (USA); Department of Anatomy and Cell Biology, George Washington University School of Medicine, Washington, DC (USA); Department of Neurology, College of Medicine, The Ohio State University Wexner Medical Center, Columbus, OH (USA); Neuroscience Research Institute, The Ohio State University, Columbus, OH (USA); Department of Biology, The University of Tampa, Tampa, FL (USA).

Da oltre 100 anni si conoscono e si studiano nel sistema nervoso centrale dei mammiferi i cambiamenti anatomici cui vanno incontro gli astrociti, e le modificazioni istopatologiche sono adottate come contrassegno di malattia o danno del tessuto del sistema nervoso centrale umano. Fino a tempi recenti, tuttavia, le esatte implicazioni funzionali di tali risposte non sono state interpretate in modo soddisfacente. Negli ultimi 30 anni, una grande mole di dati è stata raccolta circa le caratteristiche molecolari e funzionali associate alla reattività astrocitaria in molti tipi diversi di danni e processi patologici. Da questi studi si è appreso che la reattività astrogliale è un processo complesso, dipendente dal contesto e multivariato, che ha la potenzialità di impattare la funzione neuronica in vario modo.

L’astrogliosi reattiva non è un fenomeno “tutto o nulla” o unico, né esiste un singolo programma genetico che rifletta tutti i caratteri di una risposta stereotipata. È emerso, invece, che differenti aspetti della risposta possono essere regolati separatamente e individualmente, come richiesto nelle varie situazioni da un’ampia gamma di mediatori molecolari e vie di segnalazione.

Lo sviluppo della piattaforma di screening fenotipico ha consentito a Benjiamin L. L. Clayton e colleghi di attuare uno screening chimico, grazie al quale hanno identificato gli inibitori della HDAC3 (histone deacetylase 3) come efficaci soppressori della reattività patologica astrocitaria. La verifica sperimentale ha permesso ai ricercatori di dimostrare che l’inibizione di HDAC3 riduce le caratteristiche molecolari e funzionali degli astrociti reattivi in vitro.

Studi trascrizionali e di mappatura cromatinica mostrano che l’inibizione di HDAC3 disinnesca l’espressione genica patologica degli astrociti e la loro reattività anomala, e parallelamente promuove l’espressione di geni associati con gli effetti benefici prodotti fisiologicamente delle cellule astrogliali.

Nel topo, la somministrazione di RGFP966, una piccola molecola ad azione inibitrice di HDAC3, ha bloccato la formazione di astrociti reattivi e ha promosso la neuroprotezione in vivo.

Nell’insieme, il lavoro svolto da Clayton e colleghi ha stabilito una piattaforma per scoprire modulatori degli stati reattivi astrocitari e per analizzare i meccanismi che controllano la reattività astrocitaria, ma soprattutto ha dimostrato l’efficacia terapeutica della modulazione della reattività astrocitaria nelle malattie neurodegenerative, incoraggiando il prosieguo della ricerca con questo approccio.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Diane Richmond

BM&L-24 febbraio 2024

www.brainmindlife.org

 

 

 

________________________________________________________________________________

 

La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e culturale non-profit.